Casa Amica
Tel. 333 5897673
La storia
Disse San Francesco ai frati: «Andate, acquistate del buon pane e del buon vino, portate le provviste ai briganti nella selva dove stanno rintanati e gridate: "Fratelli ladroni, venite da noi! Siamo i frati, e vi portiamo del buon pane e del buon vino". Quelli accorreranno all'istante. Voi allora stendete una tovaglia per terra, disponete sopra i pani e il vino, e serviteli con rispetto e buon umore. Finito che abbiano di mangiare, proporrete loro le parole del Signore. Chiuderete l'esortazione chiedendo, per amore di Dio, un primo piacere, e cioè che vi promettano di non percuotere o comunque maltrattare le persone. Giacché, se esigete da loro tutto in una volta, non vi starebbero a sentire. Ma così, toccati dal rispetto e affetto che dimostrate, ve lo prometteranno senz'altro». (Fonti Francescane, 1858)
Dall'ottobre 2004 a Como, presso la fraternità dei francescani conventuali legati ai frati del Santo di Padova, è attiva la «Casa di Accoglienza Sant'Antonio», una struttura di prima accoglienza per ex-detenuti, per detenuti in permesso premio e per le loro famiglie.
Il Convento di Como sorge non distante dalla casa circondariale del «Bassone». Per questo motivo i frati hanno scelto di dedicare una parte importante della loro missione all'assistenza spirituale dei detenuti. Il carcere è attivo dal 1983, e, nelle intenzioni, avrebbe dovuto accogliere al massimo 175 persone. Ma i detenuti sono sempre stati molto di più, come del resto si può riscontrare dagli ultimi dati aggiornati a Gennaio 2007 che ne contano circa 400 (da notare che prima dell'indulto dell'Agosto 2006 erano 600).
L'incontro quotidiano con decine di «uomini sofferenti» ha interpellato nel profondo i frati che, trovando ispirazione nel Vangelo ("ero carcerato e mi avete visitato" dice Gesù nel passo di Matteo, quando ammonisce che saremo giudicati sulla Carità) e in quei testi che fanno parte del loro patrimonio spirituale specifico (come le Fonti francescane, dove san Francesco d'Assisi in più passi esorta ad accogliere tutti, anche i ladri e i briganti, o come gli scritti di Sant'Antonio, il quale si prodigava per ottenere per alcuni detenuti l'esilio dalla città al posto del carcere), hanno voluto dare vita a un progetto di solidarietà «concreta» con la realizzazione di una casa di accoglienza a servizio dei bisogni spirituali, umani e sociali dei detenuti, degli ex detenuti e delle loro famiglie. L'accompagnamento dei detenuti inizia all'interno del Carcere e favorisce il contatto con la rete dei servizi competenti nelle problematiche di accompagnamento e di inserimento socio-lavorativo.
La Casa sorge all'interno del complesso parrocchiale costituito da Chiesa - Convento - Oratorio e si aggiunge alle opere parrocchiali già esistenti.
I progetti
L'Accoglienza
II progetto "Casa di Accoglienza Sant'Antonio" è solo una parte di un progetto più ampio che si condensa nel motto antoniano "Sant'Antonio, Vangelo e Carità". A questa prima tranche di lavori relativa alla Carità, infatti, ha fatto seguito la ristrutturazione dell'Oratorio, all'interno del quale sono stati ricavati alcuni locali per l'annuncio del Vangelo, per la Catechesi e per l'Animazione in genere.
Casa di Accoglienza Sant'Antonio, che nelle intenzioni dei frati e della Parrocchia vuole rappresentare un "ponte" tra il Carcere e il mondo esterno, è dotata di otto camere doppie con bagno, una zona giorno, una cucina comune, una piccola lavanderia, una guardaroba con stireria, un ufficio per l'accoglienza.
Casa di Accoglienza Sant'Antonio è aperta all'ospitalità di:
a) parenti dei detenuti
b) detenuti in permesso premio
c) ex detenuti fine pena
d) condannati affidati con pene all'UEPE (Ufficio Esecuzione Pene Esterne) di Como solo e se con le caratteristiche di un "fine pena" e con i medesimi tempi di accoglienza
e) detenuti in regime di articolo 21 (si recano presso la struttura solo di giorno e fanno ritorno in carcere la notte).
La struttura persegue le seguenti finalità:
a) offrire ai parenti dei detenuti una casa che li possa ospitare, per poi recarsi in carcere ed incontrare i propri familiari, e un luogo extra carcerario dove poterli incontrare, nel caso in cui possano usufruire di permessi premio, per vivere con loro, seppure parzialmente, la dimensione familiare
b) offrire agli ospiti in regime di permesso premio un ambiente protetto e accogliente che consenta loro di usufruire della possibilità di sperimentare spazi di una, seppur parziale, autonomia e libertà e godere dell'opportunità di potersi incontrare con i loro familiari
c) dare agli ospiti in regime di fine-pena un punto di riferimento e una casa per un tempo congruo che consenta loro, almeno parzialmente, l'inserimento nel contesto socio-lavorativo e l'acquisizione di una sufficiente autonomia economica ed abitativa; Offrire loro:
- indicazioni pratiche circa agenzie per il lavoro, uffici, pratiche burocratiche, patente, ecc.
- un inserimento nelle rete dei servizi competenti nelle problematiche di accompagnamento e di inserimento socio-lavorativo.
d) creare una relazione personale con l'ospite, stabile, attenta alla sua storia, alle sue esperienze, alle sue ansie e preoccupazioni, ai suoi agiti; improntata alla discrezione e al dialogo, al fine di creare la possibilità nella persona accolta di una graduale apertura, fiducia e confidenza. Tutto questo per rendere possibile un accompagnamento educativo che miri ad un progressivo cambiamento di stile di vita, ad un graduale passaggio dalla devianza alla normalità ed un reinserimento nel tessuto sociale e lavorativo. Per questo i frati condividono il più possibile la vita quotidiana degli ospiti e seguono tutti gli aspetti dell'accompagnamento. Nella loro opera i frati sono coadiuvati da un operatore e da alcuni volontari, appositamente formati.
La Sensibilizzazione
II Progetto Casa di Accoglienza Sant'Antonio vuole contribuire anche a sensibilizzare sui bisogni riguardanti il mondo del Carcere sia la Chiesa Diocesana e le sue Comunità Parrocchiali, a partire dagli Animatori della Pastorale (componenti del Consiglio Pastorale, Catechisti, Educatori, Responsabili vari) sia il Territorio e le Comunità Civili, entrando nelle Scuole, nei Movimenti, nei Gruppi e nelle Amministrazioni Comunali. Questo può avvenire attraverso incontri specifici su tematiche mirate ad abbattere i tanti tabù e le paure che portano ad ignorare o a conoscere in maniera distorta questa pesante realtà.
Tutto questo può aiutare a far maturare una maggiore coscienza del fatto sociale del Carcere, a riflettere con più responsabilità sulle incidenze che questo comporta nei confronti della Comunità Cristiana e del Territorio; può inoltre contribuire a suscitare una rinnovata, se non del tutto nuova, sensibilità ad un conseguente e fattivo impegno in risposta alle esigenze e all'aiuto di cui hanno grande bisogno i detenuti e le loro famiglie.
P. Fernando Spimpolo - P. Giovanni Milani e comunità francescana conventuale